Husserl e il pensiero della crisi

Edmund Husserl (1859-1938), filosofo tedesco di origine ebraica, dedicò tutta la sua vita allo studio, con rigore e precisione. Nel suo diario, confessò di non ambire a fama e onori, ma di perseguire l'ideale della chiarezza nella sua ricerca: "non posso vivere senza chiarezza". Dopo gli studi in matematica, si orientò verso la filosofia, influenzato dalla personalità di Franz Brentano, suo professore a Vienna. La ricerca di Brentano sull'origine psichica dei processi logici ebbe un forte impatto sul pensiero di Husserl, che cercò di individuare le fondamenta soggettive della conoscenza.

Husserl intraprese una carriera accademica, insegnando filosofia a Halle, Gottinga e infine a Friburgo. A Friburgo, incontrò Martin Heidegger, che divenne il suo assistente e amico fino all'avvento del nazismo, quando le loro strade si separarono drammaticamente. In quel periodo si sviluppò il movimento fenomenologico, di cui Husserl fu fondatore e principale esponente.

Con l'ascesa di Hitler al potere, Husserl fu costretto ad abbandonare il suo incarico accademico a causa delle sue origini ebraiche. La sua ultima grande opera, pubblicata postuma, è "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale", basata su due conferenze tenute nel 1935 a Vienna e Praga. In quest'opera, Husserl esprime il senso della sua riflessione: la civiltà europea, devastata dalla disumanizzazione portata all'estremo dal nazismo attraverso l'utilizzo bellico della scienza e della tecnica, potrà risollevarsi solo recuperando i valori umani fondamentali.

Secondo Husserl, la crisi delle scienze europee non riguarda i loro successi pratici o il consenso ottenuto, ma la validità e il significato che la ricerca scientifica ha per l'esistenza umana. La scienza, pur essendo creata dagli uomini e avendo origini nei loro bisogni, emozioni e scopi, ha finito per trascurare questi aspetti, riducendo la realtà a parametri fisico-matematici. La scienza è diventata una scienza dei "fatti", che esclude il soggetto e i problemi del senso dell'esistenza, alienandosi così dagli esseri umani.

Anche le cosiddette scienze dello spirito, come la psicologia, l'antropologia e la storia, hanno adottato un atteggiamento naturalistico che tratta l'uomo come oggetto di studio, ignorando la sua soggettività. Husserl ritiene che ciò sia stato causato dall'interpretazione generale della natura in chiave matematica promossa da Galileo Galilei, che ha privilegiato le discipline fisico-matematiche a discapito degli aspetti soggettivi.

Husserl sostiene che la crisi delle scienze europee sia così profonda da coinvolgere il significato stesso dell'esistenza umana. Per affrontare questa crisi, propone una concezione di filosofia come scienza universale e rigorosa, in grado di trovare le fondamenta ultime del sapere e di recuperare una cultura scientifica radicata in un livello originario.

In sintesi, Husserl fu un filosofo che dedicò la sua vita allo studio e alla ricerca della chiarezza. Fondatore della fenomenologia, sostenne che la crisi delle scienze europee risiedeva nella riduzione della realtà a parametri fisico-matematici e nell'alienazione delle discipline scientifiche dagli esseri umani. La sua opera finale riflette sulla necessità di recuperare i valori umani fondamentali per risollevarsi dalla crisi.



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