L' Idealismo Etico di Fichte

  Johann Gottlieb Fichte



Johann Gottlieb Fichte giudica inammissibile la cose in sè kantiana, in quanto nozione di una realtà estranea all'io.
Egli afferma l' Io come attività creatrice del mondo e priva di limiti (ossia infinita).Con ciò si compie il passaggio dal criticismo kantiano all'idealismo. 

Fichte fa proprio il monito del filosofo Gotthold Lessing, che aveva riposto il valore della veritá nello sforzo costante per raggiungerla. Il possesso è riposo e la ricerca è  impegno e attività.

Nato da una famiglia di contadini poverissimi, pareva destinato a fare il guardiano di oche, ma ascoltando la domenica la predica del pastore luterano del villaggio, sognava di diventare un giorno un "pastore di anime". Aiutato economicamente anche da un signore del villaggio, riesce a studiare e frequentare l' università.
Dopo la letture delle Critiche di Kant, si reca a Konigsberg per ascoltare le sue lezioni e fargli leggere la sua prima opera, il Saggio di critica di ogni rivelazione, scambiato nel 1792 per opera kantiana.


Nel 1794 diventa professore a Jena, ma poi è costretto a recarsi a Berlino.
Nel 1810 poi è chiamato a insegnare e essere rettore all'università di Berlino.

Egli conduce alle estreme conseguenze la critica dei circoli antikantiani sorti dopo la morte di Kant, che si concentrava su due punti: 1) La preesistenza di una "cosa in sè"  2) il problema dell'origine del materiale sensibile della conoscenza. Per Kant, l' io penso trascendentale non è "creatore" delle cose, ma soltanto "ordinatore" dei dati dell'esperienza sensibile, che rimane irriducibile al soggetto nella sua realtà "in sè".
Secondo Fichte, non si può a mettere nulla al di fuori del soggetto stesso ed esso è assoluto e infinito.

Secondo Fichte, Kant ha messo dei limiti al soggetto con l' ammissione dell'esistenza di qualcosa di esterno e irriducibile a esso: il noùmeno. In tal modo non è riuscito ad affrancare l' Io da tutto ciò che è da esso differente, misconoscendone l' infinita originalità creatrice. Al contrario l' idealismo, nega la cosa in sè e afferma l' infinità del soggetto. L' Io viene visto come originario, ossia come principio da cui il mondo trae la sua stessa "realtà"

L' individuo è per natura orientato verso il dogmatismo che riduce l' autonomia dell'io. L' idealismo per Fichte è soprattutto una scelta di vita che coinvolge tutti gli aspetti della personalità.

Il pensiero di Fiche inoltre può essere ricondotto all'espressione " Io deve essere", ossia che è costantemente impegnato in un processo di autorealizzazione. L' Io fichitano si identifica con l' Io puro e universale, inesauribile attività creatrice.
Il fondamento di ogni realtà è l' Io puro o spirito, un processo creativo e infinito che si articola in tre momenti essenziali: tesi, antitesi e sintesi. 
Nel primo "l' io pone se stesso", cioè si rivela come attività autocreatrice. 
Nel secondo momento si afferma un non.Io, infatti l' io puro deve necessariamente opporsi a esso. 
Nel terzo momento l' io oppone all' io divisibile un non-io invisibile, ossia pone un cosiddetto "io finiti"






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